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tua et non facient ea. Or non fia il meglio più tosto, qua-
si una Eco consonante, a questa bella armonia concor-
devolmente rispondere? Sì sì, attenianci al consiglio del
Profeta Isaia, il qual ci dà il modo come dobbiamo in
questa sinfonia essercitarci: Sume cytharam, circue civi-
tatem meretrix oblivioni tradita, cane, bene cane, fre-
quenta canticum. Anima peccatrice, peccatrice scono-
scente, che di tante grazie dal tuo benefattore ricevute
ti sei scordata, mulier oblivioni tradita, lascia oggimai di
sonare cotesti stromenti diabolici che ti fanno dispiace-
vole al Cielo. Non più musiche vane, non più diletti
temporali. Cantò la favolosa Grecia che Minerva, spec-
chiandosi un giorno in limpida fontana mentre sonava
la fistula e vedendosi in quell atto sconciamente gonfia
la guancia, venne in tanta confusione di se stessa che la
spezzò. Mira, o anima, entro il vivo fonte di quel sangue
puro, overo nello specchio della propria cognizione, e
vedrai quanto brutta e difforme ti fa la sampogna che ti
dà il Diavolo a sonare. Se sei prudente vergognati: se
vuoi piacere al tuo vero Amante, rompila, percioché da
Dio sono abominati sì fatti suoni: Cantica lyrae tuae non
audiam. Sonus cythararum tuarum non audietur. Volgiti
piuttosto alla Siringa di Cristo, e prendi in mano la sua
cetera, sume tibi cytharam, perché cythara et lyra dulcem
faciunt melodiam. Cetera sia la croce di Cristo, lira sia la
volontà tua: o che dolce suono faranno alle divine orec-
chie questi due stromenti concordi! Non si possono
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
ben accordare insieme lo stromento di Dio con quello
di Satanasso. La corda dell Agnello con quella del Lupo
in un medesimo liuto unite si è per buona prova osser-
vato che non fanno buona consonanza, percioché han-
no tra sé dissonanti i primi fondamenti, non potest Deo
servire et Mammona. E perciò sume cytharam, circue ci-
vitatem. Va circondando con una devota e sollecita me-
ditazione la città di Gerusalemme, visita con l immagi-
nazione, contempla col pensiero ciascun luogo dove
patì il tuo Signore, come faceva la Sposa: Surgam et cir-
cuibo civitatem per vicos et plateas quaream quem diligit
anima mea. Cane, bene cane, frequenta canticum. Biso-
gna cantare spesso ma cantar bene. Una serenità di
mente, una tranquillità di coscienza; che la carne non
ripugni allo spirito, ch l senso non cozzi con la ragione;
lodare Iddio con tutta l anima e con tutto il cuore, que-
sta è la vera musica spirituale. Così dice Agostino esag-
gerando quel versetto: Psallite sapienter. Sapienter psal-
lit qui mentis illustratione laudat: quia nemo sapienter
facit quod non bene intelligit. Imperoché quel canto che
dal cuore non si muove è odiato e preso a schivo da
Dio, il quale per bocca d Isaia se ne lamenta: Populus
hic labiis me honorat, cor autem eorum longe est a me.
Avea già detto David: Confitebor tibi in cythara, Deus
meus. Ma di ciò non contento, meglio altrove si dichia-
ra dicendo: Confitebor tibi Domine in toto corde meo.
Né solo il cuore ma l anima ancora e lo spirito voglionsi
accordare in lodare e benedire questo Iddio e dir con la
beata Vergine: Magnificat anima mea Dominum, et
exultavit spiritus meus in Deo salutari meo.
Non voglio però tanto sopra questa prima particella
fermarmi, su la persona del Musico dimorando, che  l
secondo punto abbandoni, e diquel che pertiene alla
musica mi dimentichi di parlare, di cui (se il respirare mi
si concede) all altro capo, costituito secondo la divisione
del mio primo ordine, mi riporto.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
PARTE TERZA
Gran contesa (Serenissimo Sire) fu tra gli uomini del-
la superiore età, se la musica fusse indegna e vergognosa
professione o pur nobile ed onorevole. Fu appo alcuni
in obbrobrio, massimamente ne Prencipi biasimata, e,
come arte troppo molle ed effeminatrice degli animi,
avuta in ira e disprezzo. Quinci Filippo il Macedonico
aver forte ripigliato Alessandro il figliuolo si racconta,
dicendogli che doveva vergognarsi di saper così ben
cantare, come sapeva. E Pirro, dimandato del suo giudi-
cio chi miglior musico gli paresse, o Casia o Pitone:
«Chiedetemi più tosto (rispose) qual di loro due sia Ca-
pitano migliore». Scipione ed Emiliano alla Romana gio-
ventù rimproverar solevano, che si lasciassero gli onesti
fanciulli a giuochi degl istrioni concorrere con la sam-
buca e col salterio a trescare. Cicerone parimenti a Gal-
binio Consule lo studio del ballare rinfacciò, sicome
schernevole e vile. Domiziano altresì pose sotto la cen-
sura in Senato un Romano cittadino, perché più che
troppo del canzonare e del danzare si dilettasse. Presso
gli Egizzii era per severa legge vietato, che niun giovane
si essercitasse alla palestra né alla musica. Il che d Alci-
biade ancora si legge, il qual, cotal arte, sì come indegna
di ciascun uomo ingenuo, non solo con isdegno abo-
minò, ma con odio perseguitò. D altra parte i Pittagori-
ci, non ché non l aborrissero, ma cotanto riputarono la
musica, che l essercizio della lira avevano sopra ogni al-
tro per assiduo, né sapevano senza l allettamento del
suono ritirarsi alla quiete. Anzi nella Grecia i musici e i
filosofi erano tutt una cosa: il suono, il canto e  l salto
erano il condimento de più lieti conviti, e dopo le cene
soleva comparir la lira, la quale, essendo una volta da
Temistocle ricusata, ne fu perciò stimato da meno: sico-
me per contrario Cimone ed Epaminonda, i quali la su-
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Letteratura italiana Einaudi
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detta facoltà possedevano, gli furono anteposti. Appio
Claudio, uomo trionfale, Marco Cecilio, Licinio Crasso,
Decio Silla, e Catone Censori(n)o, né d apparare a can-
tare e sonare si vergognarono, né il saper ciò fare riputa-
rono opera servile, ma sel recarono a somma gloria. Né
solo Licurgo, nelle sue rigorose leggi la musica approvò,
ma eziandio Socrate, uomo peraltro severissimo, perve-
nuto già alla canicie dell ultima età, dicesi avere appreso
a sonar la cetera. Questione invero a chi più non sa ma-
lagevole da risolvere, poiché di qua e di là uomini gra-
vissimi entrano in campo, parte della detta disciplina
fautori, parte avversari. Ma io con buona pace di tutti,
per la decisione di questa disputa a sì fatta distinzione
m appiglio, che quella musica sola sia da riprendere, la
qual con numeri lascivi, con note laide e con accenti
brutti e disconvenevoli provoca gli animi umani a movi-
menti disordinati e disonesti. Questa sì, che, come mere-
trice sfacciata, stimulatrice de sensi, allettatrice delle [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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