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Il francese stava diventando sempre pi impaziente. Qu'est que ce passe? do-
mand agli oggetti. Allez, allez, allez. Allons y. Cosa aspettate? La sua voce so-
vrastava quella del moog. Fermo in mezzo alla pista agitava la mano al ritmo delle
cinque note.
Dai, un salutino disse il tecnico. Spara quelle note.
Lacombe continuava ad agitare le mani in direzione degli oggetti volanti. Poi grid
a Shakespeare: Plus vite, plus vite. Si volt, tornando verso la consolle.
Shakespeare suonava freneticamente, il quadrante luminoso era ormai un turbino
di colori che si sovrapponevano in una fantasmagora impazzita.
E gli oggetti volanti risposero. Non con suoni, bens mediante i colori. Comincia-
rono a ripetere i colori che comparivano sul quadrante, ciascuno dei tre oggetti per
proprio conto. Shakespeare smise di suonare, e le ultime note si perdettero lungo il
canyon. Subentr un grande silenzio. Per un lungo attimo si ud soltanto il vento che
sibilava attraverso le rocce.
Allora Lacombe punt una mano verso Shakespeare e disse: Forza. Continua a
suonare, non fermarti.
Il capo tecnico esort: Dacci dentro, ragazzo!.
Il tecnico-musicista cominci a suonare molto velocemente, e il quadrante lumino-
so e i tre veicoli si unirono a lui, variando i colori in completa sincronia con i suoni.
Anche gli uomini intorno sudavano profusamente, ora, felici e forse pi che felici.
Erano in uno stato psicologico che nessun essere umano prima di allora aveva mai
provato o descritto. Questo era il primo contatto, il primo contatto storicamente certo.
Di colpo i tre oggetti smisero di rispondere. Volarono via, in direzioni diverse: uno
part verso l'alto, scomparendo in una grossa nuvola. Gli altri due superarono l'orlo
del canyon e svanirono anch'essi.
La musica cess. Il quadrante luminoso si fece buio. Silenzio. Il vento.
E subito la base impazz. Tutti cominciarono ad applaudire e a gridare. Scene simi-
li a quelle che si erano verificate al Centro controlli dopo il primo allunaggio. I soli-
tamente compassati, disciplinatissimi scienziati e tecnici ora saltavano su e gi come
bambini, abbracciandosi, stringendosi le mani, dandosi grandi manate sulle spalle. Le
luci e fari della base si riaccesero, e anche dai prefabbricati cominci ad uscire gente.
Pensavano che per quella notte fosse tutto finito.
I tecnici andarono verso Lacombe che stava parlando con il loro capo. Quest'ulti-
mo disse: Magnifico, davvero magnifico.
Lacombe si rivolse a David Laughlin in inglese: Sono molto felice stanotte.
Il capo dei tecnici strinse la mano a tutti i suoi uomini e poi a Shakespeare. Com-
plimenti, stato bravissimo.
In alto, sul palco roccioso, Neary appariva giubilante, mentre Jillian era ridotta
quasi al pianto. La conosco quella musica continuava a ripetere. La conosco. L'ho
gi sentita, ne sono certa.
Intanto, in uno dei cubicoli riservati al sistema radar, gli strumenti presero ad ac-
cendersi di luce rossa. Gli enormi piatti avevano ancora una volta smesso di girare su
se stessi, ed erano tutti rivolti verso la montagna su cui si trovavano Neary e Jillian.
Uno dei tecnici si avvicin a Lacombe, e puntando verso l'alto disse solo: Signor
Lacombe....
Il francese e Laughlin sollevarono gli occhi al cielo.
Cosa c'? domand David Laughlin. Sta succedendo qualcosa?
Je ne sais pas.
Neary e Jillian si voltarono per vedere anch'essi ci che gi nella base il tecnico
stava indicando.
Sopra la montagna erano venute a formarsi alcune grosse nubi cumuliformi. E den-
tro le nuvole stava avendo luogo uno straordinario spettacolo pirotecnico: come una
bizzarra tempesta elettrica, diversa da tutto ci che avevano veduto in passato, spa-
ventosa per dimensioni e intensit.
Neary e Jillian capirono che dovevano allontanarsi da quelle luci, scendendo verso
la base, vicino ad altri esseri umani. Tenendosi per mano affrontarono lo scosceso
pendio. Jillian era terrorizzata. Quelle nuvole lampeggianti le ricordavano il giorno
allucinante in cui Barry le era stato portato via.
Le nuvole erano calate coprendo la cima del monte. Sembravano anche pi nume-
rose. Improvvisamente da esse sbuc velocissimo uno degli oggetti luminosi, e and
a fermarsi esattamente dov'era rimasto prima con gli altri due. L a mezz'aria fece
lampeggiare tutte le sue luci. Rosse. Ripet tre volte la segnalazione.
Subito la gran parte della formazione nuvolosa rispose lampeggiando a sua volta
tre volte. Rosso, poi bianco e poi azzurro. Tre volte.
Ci fu una breve pausa, durante la quale i tecnici della base si guardarono interdetti.
Fu a quel punto che cominci l'invasione.
Dalle nuvole uscirono in formazione una cinquantina di punti luminosi, oggetti vo-
lanti dalle forme e dai colori stranissimi. Si misero a compiere evoluzioni, come se
stessero inscenando, a quota bassissima, uno straordinario spettacolo aereo, una di- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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